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Dioniso (Διόνυσος) è una delle divinità più importanti e affascinanti della religione greca. Dio dell'ebbrezza e della liberazione dei sensi, rappresenta l'essenza del creato nel suo perenne e selvaggio fluire, lo spirito divino di una realtà smisurata, l'elemento primigenio del cosmo, l'irruzione spirituale della zoé greca: ossia l'esistenza intesa in senso assoluto, il frenetico flusso di vita che tutto pervade.

 

Dio arcaico della vegetazione e del vino, gli si attribuiva la crescita e il rinnovarsi della vita dei fiori e degli alberi. Il vino, da lui donato agli uomini, era per i Greci la bevanda che induceva alla danza e all’amore, alla follia e alla sfrenatezza e che, nel sacrificio, era strumento di mediazione tra uomini e dei.

 

Le sue epifanie erano caratterizzate dal polimorfismo: era toro, leone, serpente e capretto, vecchio e giovane, delicato e femmineo nell'aspetto. Dioniso era invocato nei riti affinché rinnovasse il ciclo della vita, tornasse a far scorrere il vino e offrisse all'uomo la possibilità di oltrepassare il limite della propria condizione terrena per fondersi col divino.

 

Connesso alla sfera dell’estasi, della festa orgiastica, delle fasi di "passaggio" della vita, della metamorfosi e del regno dei morti, Dioniso riassume in sé l'intero corso della natura: dalla rinascita primaverile al lungo e gelido letargo invernale, in un vero panteismo che sfocia nell'arte: dalla musica alla danza, dalla tragedia alla scultura, dalla letteratura alla pittura e alla plastica.

 

“Dove regna Dioniso la vita si rivela irriducibile e senza confini” (Károly Kerényi). “Dioniso è intensità allo stato puro” che “travolgeva nell'ebbrezza e usava il sarcasmo verso chiunque gli si opponesse” (Roberto Calasso). "Il dio della contraddizione, di tutte le contraddizioni... è l'assurdo che si dimostra vero con la sua presenza" (Giorgio Colli). "Abisso ed enigma” (Albert Henrichs).