Sabazio
Sabazio (Σαβάζυις, Sabazius) è
una divinità originaria della Tracia o della Frigia, il nome della quale è tramandato dagli autori greci e latini anche in forme diverse: Σαβάδιος, Σάβος, Sabadius, Savadios, Savos. L'etimologia,
assai discussa, non è ancora sufficientemente chiarita. In ambiente traco-frigio questo dio è spesso confuso od associato ad Attis e Mithra. S. deve considerarsi soprattutto un dio della
vegetazione (in particolare delle culture dell'orzo e del grano); il suo culto misterico e le cerimonie orgiastiche in suo onore, hanno quale motivo centrale quello della fecondazione e
rigenerazione della natura.
Le fonti attestano la larga diffusione del suo culto in Lidia, Caria, Cilicia, Frigia; in Grecia esso penetra a partire
dal sec. V. In Roma si hanno accenni dell'introduzione del culto di S. a cominciare dal sec. II a. C.; esso ha poi diffusione assai ampia nell'Impero, specialmente nelle province occidentali e
danubiane (scarse, invece, le testimonianze africane).
La comune natura orgiastica del culto e le forti influenze orfiche che si rilevano nei misteri di S., facilitano in
ambiente greco l'assimilazione di S. a Dioniso; sono peraltro testimoniate anche assimilazioni ad Helios e specialmente a Zeus. Come Zeus Sabàzios lo troviamo particolarmente venerato in età
imperiale, quando assume le funzioni di protettore benefico e benedicente e comincia ad assorbire caratteri e simboli di varie altre divinità. Questa tendenza ad una religione monoteistica di S.,
consente che presso le popolazioni giudaizzate ai confini della Palestina esso venga confuso con il Theòs höpsistos degli Ebrei, il Yahvé Sabaoth, anche in virtù della somiglianza del nome.
Notizie sulle cerimonie e sui misteri di S. possono ricavarsi specialmente da Demostene e da Clemente Alessandrino.
L'iconografia di S. non è nota con certezza per l'età greca. Meglio nota l'iconografia di S. nell'età imperiale,
attraverso rilievi di culto o votivi (specie laminette bronzee), statue in pietra, bronzetti, monete. Quanto alla cronologia, solo il rilievo di Koloe (v. oltre), è datato al 101 d. C.; per gli
altri monumenti non è possibile dare una data precisa: vanno dal I al IV sec. d. C.; S. vi è raffigurato di solito barbato, in abiti orientali: lunghe brache, tunica manicata, berretto frigio.
Amplissima la serie degli attributi: i più frequenti la pigna, il serpente, il cratere; a volte reca lo scettro sormontato dall'aquila, oppure il caduceo o lo scettro, sormontato dalla mano
benedicente. A volte la sola mano, atteggiata nel gesto della benedizione latina (le prime tre dita distese, le altre due ripiegate verso il palmo) rappresenta da sé un simbolo
sabaziaco.
Fra le numerose "mani", attribuite ormai concordemente al culto di S., sono notevoli quella di Ercolano contenente la
raffigurazione del dio, seduto con i piedi poggiati su una testa di capro, nell'atto di levare le mani benedicendo; quelle del British Museum, di Avenches, di Budapest (dalla Dacia) ecc., tutte
ricoperte di simboli vari. L'officina magica di Sestilius Pyrricus (Pompei) ci ha conservato, fra l'altro, due mani sabaziache. La presenza di alcuni elementi (testa di capro, tirso coronato da
pigna, serpente avvolto all'albero, aquila di Zeus), sulle figurazioni di carattere dionisiaco simbolico o mitologico, di alcuni sarcofagi rinvenuti alla fine del secolo scorso, in una tomba
appartenente ai Calpurni Pisoni e conservati in parte al Museo Nazionale Romano, in parte a Baltimora, ha indotto a pensare che potesse trattarsi del complesso sepolcrale di un gruppo di
iniziandi al culto di Sabazio.
A. Gallina, Enciclopedia dell'Arte Antica (1965)
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